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I Caraibi

Testo: Roberto Collina
Mappa dei Caraibi   Le isole Bahama, le Grandi Antille e le Piccole Antille sono le parti emergenti di cordigliere sottomarine di origine vulcanica.

   Questi tre arcipelaghi, disposti ad arco tra l’America Settentrionale e l’America Meridionale, dalla Florida alla foce dell’Orinoco, si distendono nel mar Caribico o dei Caraibi (la variante della pronuncia deriva dall’uso dell’inglese), così detto perché anticamente abitato dai caribe o caribos, indios di razza amazzonica distribuiti principalmente nell’arco continentale delle Guyane a nord del Rio delle Amazzoni.

   Al tempo della scoperta dell’America i caribe occupavano buona parte delle Antille; durante i secoli della colonizzazione europea furono sterminati o deportati nel continente (sopratutto in Guatemala e Honduras), tanto che oggi non sono presenti nelle isole, salvo un’esigua minoranza a Dominica e Saint Lucia, dove gli europei avevano creato per loro una riserva.

   La grande maggioranza della popolazione insulare — a eccezione di Cuba, dove i bianchi costituiscono il 70%, e della Repubblica Dominicana, in cui sono presenti in gran numero i mulatti (60%) — è costituita da neri, discendenti degli schiavi africani importati per il lavoro nelle piantagioni. Questi hanno determinato un processo di africanizzazione della società (proprio i Caraibi sono stati uno dei focolai della "negritudine" e del panafricanismo).

   La conquista spagnola si orientò sulle Grandi Antille, mentre le Piccole Antille furono basi d’appoggio, oltre che per inglesi, francesi e olandesi, che vi diffusero la propria lingua e cultura, anche per pirati di diverse origini che fecero di queste isole il centro della filibusta.

   Oggi le isole sono quasi tutte indipendenti, ma nell’insieme costituiscono un mondo politicamente frazionato e assai variegato: alcune sono state associate al Commonwealth, altre sono strettamente legate agli USA.

   Alcune si sono emancipate da feroci dittature, mentre a Cuba sopravvive il regime comunista di Castro.

   Il territorio di una stessa isola può essere diviso tra paesi diversi, come nel caso di Hispaniola (che appartiene in parte ad Haiti e in parte alla Repubblica Dominicana) e di Saint Martin o Sint Maarten (divisa tra Francia e Paesi Bassi). Proprio il carattere composito di questa area storico-geografica ne ha fatto una sorta di specchio del Terzo Mondo ed uno degli scenari della decolonizzazione e della competizione Est-Ovest.

   Nel corso degli anni si sono succeduti vari tentativi di federazione tra gli stati, alcuni dei quali effimeri, altri andati in porto per un certo tempo.

   Il più importante fu quello della Federazione delle Indie Occidentali che interessò i possedimenti britannici dal 1958 al 1962, quando Giamaica, Trinidad e Tobago, ritirandosi, ne provocarono lo scioglimento.

   Per rimediare all’insuccesso, nel 1966, il governo britannico stipulò con i suoi possedimenti minori una serie di accordi che dettero vita agli West lndies Associated States, originale forma federativa che però assunse rapidamente la funzione di anticamera dell’indipendenza.

   Gli stati caraibici fanno parte dell’organizzazione ACP (che comprende paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico) e quindi sono associati all’Unione europea attraverso la Convenzione di Lomé. Nell’area sono sorti inoltre organismi regionali quali il CARICOM (Mercato Comune dei Caraibi, costituito nel 1973), L’OECS (Organizzazione degli stati caribici orientali, dal 1981) e il GEPLACEA (associazione che, dal 1974, unisce il gruppo di paesi latino-americani e caraibici esportatori di zucchero).